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Wednesday, September 11, 2013

Hashtag #




  • #yosemite #sirya #popefrancis #assad #G20 ...
Hashtag

Storia[modifica | modifica sorgente]

Fecero la loro comparsa per la prima volta su Internet Relay Chat per etichettare gruppi e argomenti.
La loro popolarità però è legata alla loro introduzione su Twitter, come caratteristica per contrassegnare parole chiave. L'origine dell'introduzione di questa prassi è accreditata a Chris Messina, un avvocato di San Francisco (esattamente il giorno 23 agosto 2007 alle ore 12.25 pm postò la frase:
« "how do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]? »
Il primo che li utilizzò su un profilo molto seguito di Twitter fu Nate Ritter quando nell'ottobre del 2007 ha incluso "#sandiegofire" nei suoi messaggi frequenti aventi per oggetto gli incendi che colpirono la contea di San Diego.
A livello internazionale invece è diventato comune quando fu utilizzato nelle proteste in Iran durante le Elezioni presidenziali iraniane del 2009.
Twitter, che originariamente non disponeva un servizio per raggruppare i messaggi (tweet), ha individuato l'hashtag come modalità semplice per indicizzare i contenuti creando etichette: infatti a partire dal 1 luglio 2009 Twitter ha introdotto il collegamento ipertestuale sugli hashtags a tutti i messaggi recenti che citano lo stesso hashtag.
Nel 2010 Twitter ha introdotto nella prima pagina i "trending topics" ossia l'elenco degli hashtag estremamente utilizzati. Nelle pagine del supporto ufficiale di Twitter l'hashtag è indicato come metodo per creare etichette.
Nel 2012 sono stati introdotti i "trending topics localizzati" che permettono la visualizzazione degli hashtag più popolari per ogni Stato.
A giugno 2013 gli hashtag sono stati introdotti anche su Facebook.

Funzione e uso[modifica | modifica sorgente]

Essi sono utilizzati principalmente come strumenti per permettere agli utenti del web di trovare più facilmente un messaggio collegato ad un argomento e partecipare alla discussione, ma anche per incoraggiare a partecipare alla discussione su un argomento indicandolo come interessante.
Creando una concatenazione di parole particolare si può etichettare in modo preciso un argomento.
Gli hashtags sono stati utilizzati per la prima volta nell Internet Relay Chat, tuttavia un uso massicio degli stessi è al giorno d'oggi riscontrato nelle c.d. social networks(reti sociali).
I messaggi sui servizi come TwitterInstagramGoogle+, possono essere etichettati con l’uso di uno o più hashtag. Ad esempio: "#stilografica è la mia #penna preferita"oppure "ottimo #concertorockroma questa sera con i #rollingstone".
In questo modo una persona può cercare il termine "#stilografica" semplicemente cliccando sull'hashtag e la parola etichettata apparirà nei risultati di ricerca. Gli hashtag possono essere utilizzati anche per inserire post su pagine internet (es. foto di Instagram con hashtag "#milanofiera").
Essi vengono soprattutto utilizzati come micro-meme, delle frasi che vengono etichettate un hashtag ampiamente usato per un paio di giorni e che poi sparisce.


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Articolo de La Repubblica di stamane

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Da “hashtag” a “rottamatore”
ecco la nuova lingua degli italiani

Il vocabolario Zingarelli nell’edizione 2014 propone 1500 new entry, che arrivano da mondi diversi. Tecnicismi, parlate dialettali e persino slang americano entrano nella vita quotidiana
di RAFFAELLA DE SANTIS
Dopo aver inflazionato la cronaca politica e le pagine dei giornali, ora il “rottamatore” entra tra le nuove voci dello Zingarelli 2014 con il significato figurato di “colui che si propone di allontanare e sostituire un gruppo dirigente considerato antiquato” (fino a ieri si riferiva a chi si occupa della rottamazione delle auto). 

In genere le parole trovano posto nei vocabolari dopo tanti anni di rodaggio tra la gente, stavolta sono bastati tre anni a sdoganare la formula di Matteo Renzi. Ma se la scelta di inserire “rottamatore” non stupisce, altri vocaboli  registrati tra le 1500 new entry del dizionario suonano meno familiari, come ad esempio “adultescente”, neologismo usato per indicare i giovani trentenni le cui condizioni di vita (studio, lavoro, casa) e la cui  mentalità  sono considerate simili a quelle di un adolescente. Un’evoluzione della sindrome di Peter
Pan, malattia inguaribile dell’Occidente: gli anglosassoni li chiamano “kidult”, i bambini adulti  (kid+adult) e i francesi “adulescent” (contrazione dei termini “adult” e “adolescent”).

Ma come vengono selezionate le nuove voci? Massimo Arcangeli, direttore dell’Osservatorio linguistico Zanichelli, spiega: «Le parole sono simili ai fenomeni carsici, esplodono, si inabissano e poi magari si ripresentano. È importante tenerle a lungo sotto osservazione, valutarne la frequenza d’uso e anche il peso qualitativo e culturale. I mutamenti della lingua sono molto veloci, è naturale che a volte si arrivi in ritardo,
come nel caso di “videointervista” o “self-publishing”, in circolazione già da un po’». 

Colpisce che i “cocoprò” siano entrati solo ora, mentre è cosa nota che il “posto fisso” ha fatto il suo tempo, nonostante la Lonely  Planet continui a menzionarlo tra le caratteristiche dell’italian way of life, insieme al cornetto al bar e al cappuccino. «Le parole sono pesanti, rappresentano il reale», continua Arcangeli. Alcune ci ronzavano intorno da anni come il termine “rosicone”, diffuso soprattutto nell’Italia centrale per dire “invidioso” in una maniera più tormentata. L’aveva usato una volta Ilary Blasi affermando di essere “una tipa un po’ rosicona” e poi però se ne era appropriato un calabrese come Rino Gattuso dando dei “rosiconi” agli avversari della nazionale francese.

Altri modi di dire sembrano invece rinverdire il vecchio burocratese, sempre in agguato: da  “pedaggiare” (sottoporre a un sistema di pedaggio) a “asteriscare” (contrassegnare con un asterisco), da “profilazione” (descrizione sintetica del profilo di una persona) allo “sbigliettamento” (emissione dei biglietti per uno
spettacolo). «Un dizionario registra la densità dei cambiamenti, dunque anche la rinascita del burocratese, per il quale ci sarà unritorno di fiamma», spiega Arcangeli che cura sul sito Zanichelli il Dizionario del parlar
chiaro. 

Certo, l’identikit dell’italiano che viene fuori dallo Zingarelli 2014 non è confortante: siamo “iperattivi”, vestiamo “bling bling”, cioè “in modo vistoso e ostentato” e sembriamo affetti da un crescente “nostalgismo”.  Segno che nonostante la velocità dei cambiamenti, preferiamo vivere di rimpianti.



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