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In 2005, Mujica married Lucía Topolansky, a fellow Tupamaro member and current senator, after many years of co-habitation. They have no children and live on an austere farm in the outskirts of Montevideo where they cultivate chrysanthemums as an economic activity, having declined to live in the opulent presidential palace or use its staff.[27] His humble lifestyle is reflected by his choice of an aging Volkswagen Beetle as transport.[28] His wife owns the farm they live on. The Economist in an article writes that some Uruguayans see him as "a roly-poly former guerrilla who grows flowers on a small farm and swears by vegetarianism",[1][29][30][31][32] but he is not vegetarian.[33] He is an atheist.[34]
http://en.m.wikipedia.org/wiki/Uruguayhttp://en.m.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Mujica
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500 years ago ...
http://www.comune.fi.it/export/sites/retecivica/comune_firenze/Machiavelli/Machiavelli500.html
"Il Principe" di Machiavelli
Il 10 Dicembre 1513, Niccolò Machiavelli dal suo esilio di Sant’Andrea in Percussina (San Casciano) scrive a Francesco Vettori e gli comunica tra l’altro la notizia della stesura di un suo nuovo trattatello. Il trattatello è appunto “Il Principe”, un libro destinato a costituire la base della fondazione ( o della rifondazione se si pensa ad Aristotele) della scienza della politica.......... leggi tutto
Spini nel 500° del Prencipe
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Machiavelli star in Cina ma non in Italia
http://lanostrastoria.corriere.it/2013/05/26/machiavelli-star-in-cina-ma-non-in-italia/
Riempie d’orgoglio vedere l’Italia in questi giorni al centro dell’attenzione in Cina non solo per il grande convegno internazionale dedicato a Niccolò Machiavelli (1469-1527) nel cinquecentesimo anniversario della stesura del “Principe” (1513), ma perché l’editore Jilin ha quasi completato la pubblicazione dell’opera omnia del segretario fiorentino in cinese. «È il segno — ha commentato lo storico Valdo Spini in margine al congresso che si conclude oggi a Tianjin, sede dell’ex concessione italiana — che il valore di una cultura comune può assumere nei rapporti internazionali».
Valdo Spini, presidente del Comitato per le celebrazioni del cinquecentenario, ha avuto un ruolo anche importante nel portare a compimento l’edizione nazionale delle opere. Così come una spinta notevole al rilancio degli Studi sul Segretario Fiorentino l’ha data Giuliano Amato anche in qualità di presidente del Comitato per i centocinquant’anni dell’unità d’Italia, con il varo dell’Enciclopedia Machiavelli.
Una sferzata l’aveva impressa due anni fa Emanuele Cutinelli Réndina, italianista dell’università di Strasburgo, rivelando che per pubblicare uno dei volumi sugli scritti diplomatici di messer Niccolò erano stati necessari il contributo della Fondazione Margherita di Sion, la città del Vallese, in Svizzera, e la donazione di un gentiluomo straniero. La denuncia pubblica aveva smosso le pigrizie ministeriali, sicché a breve la Salerno editrice concluderà con il volume sul teatro (forse in due tomi) l’edizione nazionale. Un successo, ma parziale. Perché, mentre da Tianjin arriva la notizia che mancano solo due volumi per completare l’edizione cinese, in Italia non sono ancora stati stanziati i fondi per gli epistolari e per il libro che raccoglierà i circa trecento autografi machiavelliani.
Il “De Principatibus” venne ultimato nel 1513, come annunciava Niccolò nella lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre, ma fu pubblicato postumo, nel 1532. L’Italia non sempre è stata generosa con i suoi geni.
Valdo Spini, presidente del Comitato per le celebrazioni del cinquecentenario, ha avuto un ruolo anche importante nel portare a compimento l’edizione nazionale delle opere. Così come una spinta notevole al rilancio degli Studi sul Segretario Fiorentino l’ha data Giuliano Amato anche in qualità di presidente del Comitato per i centocinquant’anni dell’unità d’Italia, con il varo dell’Enciclopedia Machiavelli.
Una sferzata l’aveva impressa due anni fa Emanuele Cutinelli Réndina, italianista dell’università di Strasburgo, rivelando che per pubblicare uno dei volumi sugli scritti diplomatici di messer Niccolò erano stati necessari il contributo della Fondazione Margherita di Sion, la città del Vallese, in Svizzera, e la donazione di un gentiluomo straniero. La denuncia pubblica aveva smosso le pigrizie ministeriali, sicché a breve la Salerno editrice concluderà con il volume sul teatro (forse in due tomi) l’edizione nazionale. Un successo, ma parziale. Perché, mentre da Tianjin arriva la notizia che mancano solo due volumi per completare l’edizione cinese, in Italia non sono ancora stati stanziati i fondi per gli epistolari e per il libro che raccoglierà i circa trecento autografi machiavelliani.
Il “De Principatibus” venne ultimato nel 1513, come annunciava Niccolò nella lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre, ma fu pubblicato postumo, nel 1532. L’Italia non sempre è stata generosa con i suoi geni.
Tags: Niccolò Machiavell
IN QUESTO ARTICOLO
Argomenti: Cultura | Valdo Spini | Furio Colombo |Carlo Azeglio Ciampi | De Martino | Italia | Bettino Craxi | PSI | Piero Calamandrei
Giunto al termine del suo lungo percorso alla ricerca della "buona politica", Valdo Spini torna al punto da cui era partito: ossia a un Machiavelli inteso come uomo di grandi passioni civili, lui sì capace di intendere il servizio alla cosa pubblica nel senso nobile che è così facile smarrire. Chi è il moderno Principe, si chiede Spini? Nel Novecento fu, secondo Gramsci, il partito politico; ma oggi i partiti sono liquefatti e confusi, dediti a una rincorsa perenne dell'opinione pubblica. All'alba (forse) della Terza Repubblica, non è chiaro chi possa raccogliere lo scettro descritto da Machiavelli. Ma la condizione italiana è tale, nella sua malinconica decadenza, da suggerire che il risolutore possa essere colui che restituirà efficienza al sistema politico attraverso un piano di coerenti riforme istituzionali. Potrà essere una singola figura, ma più probabilmente un gruppo dirigente. O addirittura un'assemblea di eletti consapevoli della tremenda responsabilità a cui sono chiamati. Valdo Spini, figlio del grande storico Giorgio, mescola le esperienze vissute alla riflessione empirica di impronta anglosassone su ciò che serve al Paese. È il suo modo di rispondere al quesito sollevato da Furio Colombo nell'introduzione: «Che cosa è un socialista?». Un socialista che è passato, nella sua vita di militante e di uomo delle istituzioni, dalle speranze al disincanto nel Psi che fu prima di De Martino e Lombardi e poi di Bettino Craxi. Fino all'epilogo di una parabola dolorosa. In questo libro si cercano gli ideali perduti: per non tradire se stessi e la propria storia e per i giovani che meritano una politica migliore. «C'è ancora tanto lavoro da fare per la nostra amata Italia» scrive Carlo Azeglio Ciampi nella prefazione, ricordando il bambino decenne che nel '56 a Firenze accompagnò il padre Giorgio alla commemorazione di un grande italiano: Piero Calamandrei.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La buona politica. Da Machiavelli alla Terza Repubblica, riflessioni di un socialista, di Valdo Spini, Marsilio, pag. 176,
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La buona politica. Da Machiavelli alla Terza Repubblica, riflessioni di un socialista, di Valdo Spini, Marsilio, pag. 176,
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