Giunto al termine del suo lungo percorso alla ricerca della "buona politica", Valdo Spini torna al punto da cui era partito: ossia a un Machiavelli inteso come uomo di grandi passioni civili, lui sì capace di intendere il servizio alla cosa pubblica nel senso nobile che è così facile smarrire. Chi è il moderno Principe, si chiede Spini? Nel Novecento fu, secondo Gramsci, il partito politico; ma oggi i partiti sono liquefatti e confusi, dediti a una rincorsa perenne dell'opinione pubblica. All'alba (forse) della Terza Repubblica, non è chiaro chi possa raccogliere lo scettro descritto da Machiavelli. Ma la condizione italiana è tale, nella sua malinconica decadenza, da suggerire che il risolutore possa essere colui che restituirà efficienza al sistema politico attraverso un piano di coerenti riforme istituzionali. Potrà essere una singola figura, ma più probabilmente un gruppo dirigente. O addirittura un'assemblea di eletti consapevoli della tremenda responsabilità a cui sono chiamati. Valdo Spini, figlio del grande storico Giorgio, mescola le esperienze vissute alla riflessione empirica di impronta anglosassone su ciò che serve al Paese. È il suo modo di rispondere al quesito sollevato da Furio Colombo nell'introduzione: «Che cosa è un socialista?». Un socialista che è passato, nella sua vita di militante e di uomo delle istituzioni, dalle speranze al disincanto nel Psi che fu prima di De Martino e Lombardi e poi di Bettino Craxi. Fino all'epilogo di una parabola dolorosa. In questo libro si cercano gli ideali perduti: per non tradire se stessi e la propria storia e per i giovani che meritano una politica migliore. «C'è ancora tanto lavoro da fare per la nostra amata Italia» scrive Carlo Azeglio Ciampi nella prefazione, ricordando il bambino decenne che nel '56 a Firenze accompagnò il padre Giorgio alla commemorazione di un grande italiano: Piero Calamandrei.
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La buona politica. Da Machiavelli alla Terza Repubblica, riflessioni di un socialista, di Valdo Spini, Marsilio, pag. 176,