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Saturday, November 30, 2013

e non si dica che su/in #facebook si perde tempo ... #Bes (x esempio) in 2 clip e 4 screenshot #openMIUR #istruzione #@MC_Carro


Facebook groops ;-) 



E-learning 4° fase ( sociale!) 
https://mobile.twitter.com/Piercesare     PS
:-D
...
Era il 18 maggio 2011 
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-05-18/aicasda-bocconi-ignoranza-informatica-093605.shtml
:O

Thursday, November 28, 2013

year 2013 top 20 words (English from the web)

http://www.languagemonitor.com/category/top-words-2/
404 – The near-universal numeric code for failure on the global Internet. Fail — The single word fail, often used as a complete sentence (Fail!) to signify failure of an effort, project, or endeavor. Hashtag – The ‘number sign” and ‘pound sign’ reborn as the all-powerful Twitter hashtag. @Pontifex — The Hashage of the ever-more popular Pope Franciscus (Francis). The Optic — The ‘optic’ is threatening to overtake ‘the narrative’ as the Narrative overtook rational discourse. Does not bode well for an informed political discussion. Surveillance — The revelation of the unprecedented extent of spying by the NSA into lives of ordinary citizens to the leaders of the closest allies of the US. Drones – Unmanned aerial vehicles (UAV) that are piloted remotely or by on-board computers used for killing scores or even hundreds of those considered enemy combatants of the US. Deficit — Looks like deficit-spending will plague Western democracies for at least the next decade. Note to economists of all stripes: reducing the rate of increase of deficit spending still increases the deficit. Sequestration – Middle English sequestren, from Old French, from Latin sequestrare, to hide away or isolate or to give up for safekeeping. Emancipate — Grows in importance as worldwide more women and children are enslaved in various forms of involuntary servitude. Filibuster — Extended debate in a legislative body to delay or prevent a vote on the matter. Originally used to describe Caribbean pirates (freebooters) from the Spanish, filibustero, and French, flibustier. Nano — Nano-technology, nano-machines, nano-weapons, some too horrible to contemplate (see Bill Joy’s self-replicating nanobots resulting in a world of ’grey goo’.) Twerking – A dance mimicking various sexual postures and acts made famous by Miley Cyrus.. Deadlock — A generation ago it was called Checks and Balances, to the founders it was a delicate balancing of powers. Franken- — Top trending prefix on the list. Expanded in meaning to include any human-instigated activity that inadvertently spins out of control (see nano-). Meme – Internet Memes can best be conceived as Internet thoughts or ideas that are propagated through all varieties of electronic communications. Stalemate — Failure of all sides to reach a settlement or agreement. Example: lack of a cease fire in the Syrian Civil War (100,000+ deaths and 1,000,000+ refugees). The Cloud — Where your data lands after you press (not to be mistaken for a play by Aristophanes). Phony — One of President Obama’s favorite criticisms of his opponents, synonymous with bogus, spurious, sham, and fake. Comet — A ’long-haired’ celestial object. The late ’13 comet was predicted as the brightest in a thousand years (Fail.)

Wednesday, November 27, 2013

Istruzione farà rima con Riorganizzazione ?

http://www.pionero.it/2013/11/19/listruzione-digitale-e-lapproccio-organizzativo/



scuola_digitale_3

Mentre si discute molto del ruolo delle tecnologie a scuola e nella didattica in tema di istruzione digitale, la “questione organizzativa” scolastica continua ad essere affrontata solo marginalmente. Invece è uno dei temi dirimenti per una vera trasformazione.  
In un articolo di settembre avevo cercato, partendo dall’analisi del fondamentale rapporto OCSE sulla scuola digitale italiana, di porre alcuni punti di riflessione e avanzare alcune proposte “di sistema”. Credo che queste siano ancora valide, ma penso che sia utile esplicitare maggiormente l’approccio organizzativo che credo sia da suggerire al Ministro Carrozza.
In particolare, penso sia utile soffermarsi su alcuni punti:
  • l’istruzione digitale non può essere vista come tema esclusivo della Scuola;
  • la possibilità di realizzare una efficace istruzione digitale dipende in gran parte dall’approccio organizzativo che si sceglie di applicare;
  • il passaggio alla scuola digitale implica una rivisitazione profonda del tipo di organizzazione che ciascuna scuola deve avere.

L’Istruzione Digitale non e’ un tema esclusivo della Scuola

Come sta anche emergendo nelle discussioni dei gruppi di lavoro del Tavolo di coordinamento del Piano Nazionale della Cultura, della Formazione e delle competenze digitali istituito dall’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid), l’istruzione digitale è uno dei tasselli fondamentali di un sistema educativo più ampio che deve avere tra gli obiettivi la costruzione di cittadini consapevoli e in grado di svolgere un ruolo attivo nella società della conoscenza, e di lavoratori in grado di utilizzare le competenze digitali nei diversi settori in cui si svolge la loro attività.
Perché l’Italia sia in grado di recuperare il terreno perduto nei confronti della maggior parte dei paesi Europei e di operare quella trasformazione profonda che può consentirle di essere di nuovo competitiva e di tornare a crescere a livello economico e sociale, è necessaria un’azione di sistema, guidata da una strategia complessiva sul “futuro digitale” e tale da valorizzare tutta la rete di attori che costituiscono il sistema educativo, includendo certamente le istituzioni locali, le biblioteche, le associazioni di volontariato, le associazioni professionali e di imprese.
In questo senso è necessario che la Scuola “si apra” al territorio, riconoscendo l’importanza di creare una rete di connessione educativa con gli altri soggetti, in uno scambio cognitivo e creativo che permetta di costruire percorsi educativi continuativi dentro e fuori l’orario scolastico, dentro e fuori le sedi scolastiche, aprendo le scuole al territorio e allo stesso tempo aprendo il territorio alle scuole.
Concretizzare questo approccio significa definire, ad esempio, le revisioni necessarie del Piano Nazionale Scuola Digitale, di cui sono state evidenziate le carenze maggiori nel rapporto OCSE già citato, all’interno della strategia complessiva dell’Agenda Digitale sul tema della cultura e delle competenze digitali. E quindi è necessario dare all’iniziativa dell’Agid il massimo del “committment” come luogo d’incontro delle diverse esigenze e delle diverse prospettive, saldandola con le attività della Cabina di Regia in vista di un (speriamo) rapido completamento dell’Agenda Digitale Italiana.

Quale approccio organizzativo

Se l’obiettivo che ci si propone è quello di realizzare una scuola in grado di preparare i cittadini e i professionisti di domani, e solo in questo senso declinare il termine “scuola digitale”, come presa d’atto della rivoluzione digitale in corso nella società e nell’economia, può essere da spunto utile il ragionamento fatto alDigital Government Summit da Luca De Biase, così semplificabile: poiché la Scuola oggi sta preparando i cittadini del 2030 e non sappiamo come sarà il mondo nel 2030, dobbiamo focalizzarci sul metodo e sull’approccio che permettano di vivere il futuro, qualunque esso sia.
In questo senso credo sia fondamentale per la Scuola acquisire la capacità di essere flessibile, farsi “beta permanente”, cioè di essere in grado di cambiare muovendosi progressivamente e continuativamente secondo l’evoluzione sociale, in un rapporto di “allineamento” che le consenta sempre di essere adeguata e proattiva (ma non succube o “follower”) verso i cambiamenti che intervengono nella società.
Un modo per far questo è di valorizzare uno degli elementi caratteristici di complessità, che è dato dalla capillarità e dalla vastità del sistema scolastico, facendo sì che la logica della scuola dell’autonomia si componga in un sistema a rete, regolato e coordinato.
L’approccio del Miur dovrebbe essere pertanto sempre più quello di favorire, rafforzare e fluidificare le reti tra le iniziative delle diverse scuole, sempre più operando per la realizzazione di un sistema di knowledge managementcomplessivo.
L’esperienza della rete Book In Progress è solo una delle più riuscite iniziative di knowledge management realizzate “dal basso”, per spinta progettuale delle singole scuole, senza una presenza “centrale” che la considerasse come una modalità organica di innovazione di sistema. Innovazione che deve essere indirizzata strategicamente a livello nazionale, ma che poi si sviluppa e si articola sulle gambe e sul valore delle scuole, sul territorio, con l’organizzazione centrale che opera come tutor, facilitatore di correlazioni e scambi, fornitore di piattaforme di condivisione e luoghi d’incontro.
Anche in questo senso sarebbe bene fosse riorganizzata l’attività formativa verso gli insegnanti e i dirigenti, sempre meno basata su corsi in aula e sempre più operata a rete e localmente, con utilizzo di tutorship e peer-education, accelerata dalla disponibilità di contenuti digitali specifici, e allo stesso tempo costantemente monitorata nel raggiungimento dei profili di competenza attesa. Naturalmente, avendo prima definito un sistema di competenze comune.

Riorganizzare le scuole

L’evoluzione della didattica, verso nuovi sistemi di apprendimento, si realizza solo in un contesto “consapevolmente digitale”.  Un contesto, in altri termini, in cui il digitale non è vissuto né come pericolo né come panacea assoluta, ma come grande opportunità di evoluzione e innovazione. La realizzazione di un tale contesto passa dall’acquisizione piena delle adeguate competenze digitali da parte dei dirigenti e degli insegnanti, ad un livello tale da consentire loro di attuarle in modo proattivo e creativo nell’ambito della propria attività, sia nel contesto specificatamente didattico sia in quello di gestione scolastica.
Le esperienze insegnano (come quelle dei dirigenti scolastici Antonio Fini e Daniele Barcama anche quelle di Book In Progress e ImparaDigitale) che il cambiamento può avvenire in modo organico e rapido se viene promosso e guidato dai dirigenti scolastici e se ha un approccio che
  • prevede anche passaggi di “switch-off” digitali nei processi interni (es. passando ad una comunicazione interna – circolari, ecc.. – esclusivamente in formato digitale);
  • affronta il tema delle risorse in modo creativo e proattivo (es. usufruendo delle dismissioni tecnologiche delle aziende);
  • attua le innovazioni in modo “digitalmente consapevole” (es. evitando di reintrodurre concetti da superare come “la media fa il voto” solo perché si deve passare al registro elettronico, e scegliendo una modalità che supporti e sia davvero vicina e utile agli insegnanti);
  • valorizza il coinvolgimento attivo degli insegnanti, sempre più attori protagonisti di questa trasformazione.
E l’esperienza insegna anche che si va verso un naturale aumento della complessità tecnologica delle scuole, soprattutto se, come sembra, almeno in alcuni ordini di scuola si potrebbe andare verso l’approccio del BYOD (Bring You Own Device). Complessità tecnologica che deriva anche da necessità di utilizzo ottimale della rete oltre che dall’aumento notevole di device, certamente ben oltre la situazione attuale.
In questo senso diventa sempre più necessario pensare di dotare di competenze tecniche stabili e affidabili le scuole (tra l’altro oggi con istituti comprensivi che aggregano decine di plessi), il che consentirebbe di approdare a soluzioni efficaci anche innovative ed economiche (vedi l’estensione della rete GARR alle scuole o l’adozione di banchi elettronici basati su Arduino).
Per tutto questo bisogna affrontare con decisione la questione organizzativa, ormai decisiva per il presente e il futuro del funzionamento scolastico, con una spinta progettuale creativa, valorizzando e razionalizzando le esperienze di successo, e considerando l’acquisizione delle competenze cosiddette di “e-leadership” da parte dei dirigenti scolastici come prerequisito necessario per qualsiasi trasformazione efficace e di lunga durata

il primo mooc per la Pubblica Amministrazione italiana sul tema trasparenza e anticorruzione

Dal 18 novembre al 13 dicembre il primo MOOC per la p.a. italiana su trasparenza e anticorruzione

http://www.pionero.it/2013/11/09/dal-18-novembre-al-13-dicembre-il-primo-mooc-per-la-p-a-italiana-su-trasparenza-e-anticorruzione/

Scritto da:     Tags:  ,    Data di inserimento:  9 novembre, 2013  |  1 commenti
9 novembre, 2013

mooc_csi_piemonte

Sarà su trasparenza e contrasto alla corruzione il primo MOOC per la p.a. italiana ed è CSI Piemonte  in collaborazione con l’Università di Torino e ANCI Piemonte a realizzarlo. Si terrà dal 18 novembre al 13 dicembre a… ma no è un MOOC??!!!
Ma cosa i sono i MOOC?
MOOC (Massive Open Online Course) sono dei corsi online aperti pensati per una formazione a distanza che coinvolga un numero elevato di utenti. I partecipanti ai corsi provengono da varie aree geografiche del mondo e accedono ai contenuti unicamente online. L’accesso ai corsi è gratuito e permette anche di accedere ai materiali del corso.
Oltre al materiale didattico come video e quiz, i MOOCs forniscono forum interattivi che aiutano a costruire una comunità di studenti e professori ed un ecosistema di apprendimento più ampio. I corsi sono per lo più gratis, il pagamento è a volte necessario per ottenere certificazioni o valutazioni supplementari.
Il termine MOOC è stato coniato nel 2008 durante un corso chiamato “Connectivism and Connective Knowledge” a cui hanno partecipato 25 studenti dell”Università di Manitoba ed anche 2.300 utenti della rete in modalità gratuita.
Il MOOC su trasparenza e anti-corruzione
Il MOOC su trasparenza e anti-corruzione nella PA realizzato da CSI Piemonteinizia il  18 novembre 2013 e si conclude il 13 dicembre 2013.
Intende dare una risposta all’esigenza di conoscenza sulla tematica presentando la normativa, i relativi adempimenti applicativi e la riforma dei reati contro la PA.
L’impegno di “studio e partecipazione” massimo previsto è 4 ore per settimana e prevede la fruizione di materiale didattico (presentazioni, video, normativa, giurisprudenza, link utili) e casi che permetteranno l’analisi e confronto tra corsisti ed esperti.
Le iscrizione sono aperte dal 6 novembre > ENTRA e ISCRIVITI
Qui sotto il video di presentazione:

Per avere maggiori informazioni clicca qui o scrivi a
formazione.piemonte@csi.it

Tuesday, November 26, 2013

PDP ma dove vai se il Portfolio non ce l'hai ? ;-)



Google Drive iPad Portfolio from EdTechTeacher
on Vimeo.

Electronic portfolios are gaining so much popularity among teachers and students. Their easy accessibility and availability anywhere anytime make them really worth trying. There are actually several web tools that you can use to create digital portfolios and I have already reviewed some of them in this post, however, today I am sharing with you an excellent video tutorial from EdTechTeacher on how to use Google Drive as a portfolio solution in iPad classroom. Check it out below.

http://www.educatorstechnology.com/2013/11/create-digital-portfolio-on-ipad-using.html

http://vimeo.com/55552406

Related : 4 Great iPad Apps to Create Digital Portfolios

Monday, November 25, 2013

II GuerraMondiale / "Sono molto triste di questa fetida ruina" (Gabriele D'Annunzio) - Delitto Matteotti, IL DELITTO SENZA MISTERO di Mussolini

http://www.slideshare.net/CristinaGalizia/seconda-guerra-mondiale-semplificata-cg?ref=http://arringo.wordpress.com/2013/12/20/la-seconda-guerra-mondiale-avvio-allo-studio-del-900_iiia/

http://arringo.wordpress.com/2013/12/20/la-seconda-guerra-mondiale-avvio-allo-studio-del-900_iiia/



25 novembre 2013
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Oggi su #iltempoelastoria : "D'Annunzio, Mussolini, carissimi nemici" - In studio con Massimo Bernardini lo storico Francesco Perfetti. Su Rai3 alle 13.20 e su Rai Storia in replica alle 20.30 - « Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta" [...]
Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920 Gabriele D'Annunzio. »

Rai Storia @RaiStoria 25 11 2013 #iltempoelastoria torna stasera su @RaiStoria h20.30 con D'Annunzio,Mussolini,carissimi nemici: con il prof.Perfetti @MaxBernardini
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/03/un-delitto-senza-mistero

 UN DELITTO SENZA MISTERO

 L' assassinio del giovane deputato socialista Giacomo Matteotti non può certo iscriversi nella lista dei misteri politici italiani. Mai un delitto fu più chiaro di questo. Il gruppo di squadristi che il 10 giugno 1924 uccise, forse pochi minuti dopo il rapimento, Matteotti, fu ben presto identificato e due anni dopo addirittura processato alla corte d' assise di Chieti. Nei libri di storia si racconta il senso di sgomento e di ribellione di moltissimi italiani quando si ebbe la notizia della scomparsa di Matteotti e poi, con la scoperta del suo corpo, la certezza del delitto. In quei giorni si credette nel crollo imminente del governo presieduto da Mussolini, appunto perché si capì che, anche senza prove concrete, il delitto non poteva non attribuirsi ai fascisti, alla svolta che aveva avuto il sistema politico italiano e anche al silenzio con il quale la vecchia classe dirigente liberale aveva fino allora assistito agli atti del nuovo potere e all' indifferenza delle più alte cariche dello Stato di fronte al degrado della vita pubblica. Matteotti non era infatti un anonimo parlamentare; era il segretario del Partito socialista riformista ed uno dei pochi deputati dell' opposizione ad avere denunciato, con dati alla mano, alla Camera il clima e gli episodi di intimidazione e di violenza che avevano segnato e alterato la consultazione elettorale del 6 aprile. Si disse che quel discorso alla Camera, continuamente interrotto dai deputati fascisti e presente un rabbuiato Mussolini, decretò la sua fine, può darsi. In verità Matteotti era più pericoloso di un discorso. Egli era l' uomo politico che in quel momento stava per aggregare, con chiarezza di idee e con molta determinazione, una vera opposizione al movimento e al governo dei fascisti. Meno generico e moralistico dei comunisti o dei liberal-democratici alla Amendola, Matteotti aveva in quei mesi avvertito come un indebolimento della tensione politica anche all' interno del suo partito, perfino da parte di Turati (che criticava per una certa benevolenza verso il movimento dannunziano) e aveva citato episodi di un "grossolano slittamento a destra" di alcuni compagni dirigenti. Dunque una sua eliminazione non poteva che essere un segnale politico preciso di un confronto politico altrettanto netto. Matteotti versus Mussolini, quindi Mussolini versus Matteotti. Ma Mussolini fu personalmente responsabile della morte del suo avversario? Se ne parla in una recente ricerca storica. A settanta anni di distanza pare che esistano prove in merito. Sono prove decisive? Quando ancora il mistero della scomparsa di Matteotti non era svelato, lo stesso D' Annunzio, padre nobile di Mussolini, in una lettera del 23 luglio 1924 ad un amico così commentava la crisi evidente del fascismo: "Sono molto triste di questa fetida ruina". E di questa ruina (che poi non ci fu) certamente Mussolini era politicamente il maggiore responsabile. Ma Mussolini replicherà a D' Annunzio nel settembre in una lettera scritta con sicurezza angosciata e proterva: "Tu capisci che io non mollo, nemmeno a costo del sangue, quando si tratti di stabilire se io sia o no il mandante in assassinio! Tre mesi fa mi hanno gettato un cadavere tra i piedi: era pesante: mi ha fatto barcollare e soffrire". Tuttavia, il vero dramma politico per l' Italia non fu solo la morte del coraggioso Matteotti, quanto il fatto che i suoi confessi assassini fossero, nel 1926, condannati a pene risibili. Con questo atto di giustizia ingiusta si completava la parabola dello Stato liberale italiano.
Di LUCIO VILLARI 03 marzo 1994 34 sez. CULTURA C××××××××××××××××××××××××××××××××××××××××××××× http://www.sissco.it/index.php?id=1291&tx_wfqbe_pi1%5Bidrassegna%5D=4928

Società italiana per lo studio della storia contemporanea

 Corriere della Sera 22/08/2005

Caro d’Annunzio, educate il Duce A torto negletta, la profonda intesa tra Margherita Sarfatti e Gabriele d’Annunzio è testimoniata da 23 lettere e 13 telegrammi inediti (1918-1936), custoditi negli Archivi del Vittoriale: «Signore e Maestro», «Mio nobile Amico», «Comandante e Amico grande»… Il sangue e le rose che macchiano di rosso, nel gennaio 1918, l’annuncio della morte in guerra del figlio diciassettenne («ricordate le fragranti rose rosse che Voi mi offriste a Venezia, alla prima rappresentazione della Nave ? Non sapevo di doverle irrorare di tutto il mio sangue»), ne rivelano anche nel lutto l’intrigante civetteria. Sarà questo il contrassegno della sola donna di rilievo politico nel regime fascista, eminenza grigia e amante, dal 1912 al 1932, di Mussolini, tanto maschilista quanto disposto a lasciarsi manovrare dal sesso debole. E proprio su Mussolini, in procinto di recarsi a Gardone nel maggio 1925, non appena superata la crisi drammatica in seguito all’assassinio di Matteotti, si appunta la lettera circospetta con la quale Margherita prepara l’incontro tra i due. D’Annunzio ha parlato di «fetida ruina»; quindi si è chiuso in un ermetico silenzio tutt’altro che fiancheggiatore. Invece, il dialogo tra il vate e il duce deve continuare. Attentissima alla logistica, capace di trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto, a Parigi o a New York, a Londra o a Berlino, sembra che Margherita abbia raggiunto con intenzione Ferrara. Prende la penna in mano nella «città del silenzio» cantata dal poeta delle Laudi : «Caro e illustre Maestro, "o deserta bellezza di Ferrara", da ieri queste pietre mi ripetono questo suono. La musica del verso rinchiude la musica della città che venni a risalutare dopo molti anni». Ha così buon gioco la perorazione in cui l’intimità con Mussolini viene ostentata: «Poco dopo che il Presidente fu ammalato, Ella gli scrisse che bisognava vigilare e curare la "carcassa", perché non contrastasse, ammalandosi più gravemente, alla volontà dello spirito alacre. Quelle parole, dette da un indomito e intrepido amatore del rischio, poterono molto sul Presidente; per avventura, più che un volume di consigli venuti da altre persone che forse in cuor suo accusa di "suocerismo sedentario". Io sono felice del prossimo incontro, che auguravo da molto tempo, e del riposo che almeno, dopo tanto tempo, quest’uomo affaticato si concederà in riva al più memore dei laghi, ospite del poeta eroico. Vuole Ella permettermi, Comandante e illustre Maestro, che io Le rivolga la timida preghiera confidenziale di insistere con il Presidente nel Suo ammonimento, e di obbligarlo a non trasgredire i consigli della Sua vigile saggezza, nel tempo che egli sarà ospite del Vittoriale?» (22 maggio 1925). Quando Margherita trama l’assimilazione di d’Annunzio al fascismo, dietro le quinte e sotto le mentite spoglie della sollecitudine affettuosa per lo stato di salute del Presidente (gli attacchi di ulcera), ha da poco licenziato Dux , biografia mussoliniana suggeritale da Prezzolini. Tradotta in diciotto lingue, tante quante le edizioni italiane, il libro è un capolavoro tempestivo di retorica promozionale, che oggi ha molto da suggerire sulle ricorrenti manovre intorno ai vertici del potere. In stampa giusto all’indomani della dittatura, Dux ha di mira la popolarità del capo a ogni costo. A costo, soprattutto, delle gaffes di Benito che l’amante ha a lungo catechizzato, costringendolo a imparare le lingue (lei parla e scrive correttamente francese, inglese e tedesco), a suonare il violino, a pilotare l’aereo, a indossare tight e bombetta e a smetterla finalmente con le imprecazioni in romagnolo. Ma appunto mentre il pigmalione in gonnella insegna al rude e manesco proletario il bon-ton dei salotti, ha l’acume di comprendere che il successo del demagogo va giocato sulle origini basse e i modi bruschi che fanno davvero la differenza rispetto a tutto ciò che l’ha preceduto e in particolare alla rammollita classe politica borghese. Valga dunque d’Annunzio, poeta celebrato anche Oltralpe, a compensare raffinatezza e cultura che difettano in Mussolini. Il quale resta pertanto libero, nelle pagine di Margherita, di comparire come il simpatico grossier che quando il re lo incarica di formare il governo dopo la Marcia su Roma mormora fra i denti, rivolto al fratello Arnaldo: «Ag fees ba!» («Ci fosse babbo!»). Si ha persino il sospetto che l’astuta biografa, le gaffe s, arrivi addirittura a inventarle! Non era comunque necessario mettere in bocca al presidente, di aneddoto in aneddoto, l’esclamazione, «con una smorfia di disprezzo», dinanzi agli arazzi del Vaticano: «Stoffa, via, dopo tutto; stracci!». Oppure, sempre in visita al Vaticano, battute da vero stupidario: «Quante stanze, che vastità, come sapevano costruire!», critico tuttavia nei confronti dell’«inguardabile» (sic!) affrescatore, che non teme di censurare: «Bello, bello Raffaello; bellissimo e vuoto». Dura sentenza di finto «primitivo», non per nulla subito incalzata da quest’altra: «In fondo, vedete, io sono un enorme barbaro, insensibile alla bellezza». Poco male, visto che «domina una nazione colui che ha le qualità e i difetti opposti all’indole nazionale». Aveva ragione? Lei, Margherita Sarfatti, colta giornalista e tuttologa, plenipotenziaria del post-futurismo, ha dominato per almeno un trentennio le nostre vicende artistiche, lanciando Boccioni; tenendo poi a battesimo, nel 1922, il gruppo di «Novecento» (Sironi, Bucci, Funi, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi), destreggiandosi fra mostre, esposizioni, biennali e triennali, scuola romana, metafisici, razionalisti: insomma fra pittori, scultori e architetti oltremodo litigiosi. Negli anni del tramonto, d’Annunzio doveva del resto pregiare l’energico attivismo di Margherita. Nel cruciale 1922, l’esperta aviatrice vorrebbe affiancarlo nel raid su Tokio: «prendetemi con voi, a bordo di uno dei vostri apparecchi!... Sono forte, sono rotta agli sports. Ho già volato a 4.300 metri d’altezza (record d’altezza con passeggero femminile). Vi prometto obbedienza assoluta e assoluta segretezza». Favorevole all’emancipazione, il «comandante» ha concesso il voto alle donne fiumane ed è intimo di numerose amazzoni intraprendenti, firmatarie di manifesti femministi e taluna - Romaine Brooks, Ida Rubinstein o Nathalie Barney - lesbica dichiarata. Certo poi non ignora la relazione affettuosa a oltranza (si insinua) dell’amante del duce con la Duse, alla quale procura l’ultima tournée americana e in seguito i funerali di Stato con la tomba di Asolo. Peraltro, il vate non condivide con lei la pronuncia di «camerata», già in voga a Fiume tra gli «arditi», ennesima dicitura che i fascisti gli sottraggono per arrogarsi l’eredità esclusiva della guerra e al tempo stesso dissociarsi dal «compagno» di marca socialista. È la madre dolorosa a imporre il nuovo appellativo sin dal 1918, nel contesto sacrale del dono del figlio alla patria: «Il Vostro piccolo camerata è divenuto con la morte il mio Capo e il mio anziano». Eluso il sottile gioco di specchi, per d’Annunzio Mussolini resterà polemicamente il «compagno». Alle soglie degli anni Trenta, dopo aver combattuto con Margherita alcune aspre battaglie in difesa del nostro patrimonio urbanistico (Venezia, Firenze, Vicenza) minacciato dalla speculazione edilizia, non sbaglierà nell’allineare l’ormai vieille maîtresse alla famiglia del duce: sia a Edda che a Margherita dona tessuti di seta dipinti di suo pugno perché ne ricavino, come faranno entrambe, un abito d’eccezione. Angelo Bitti

Sunday, November 24, 2013

❇ A Nobel Peace Prize Is A Nobel Peace Prize ❇


The Nobel Peace Prize 2009


  

…..………
http://www.washingtonpost.com/world/national-security/kerry-in-geneva-raising-hopes-for-historic-nuclear-deal-with-iran/2013/11/23/53e7bfe6-5430-11e3-9fe0-fd2ca728e67c_story.html

November 23, 2013

Iran, world powers reach historic nuclear deal


Video: President Obama says the U.S. has agreed to provide Iran with "modest relief" from sanctions as part of a deal on the country's nuclear program.



GENEVA — Iran and six major powers agreed early Sunday on a
historic deal that freezes key parts of Iran’s nuclear program in exchange for temporary relief on some economic sanctions.
The agreement, sealed at a 3 a.m. signing ceremony in Geneva’s Palace of Nations, requires Iran to halt or scale back parts of its nuclear infrastructure, the first such pause in more than a decade.


Iranian Foreign Minister Mohammad Javad Zarif hailed the deal, which was reached after four days of hard bargaining, including an eleventh-hour intervention by Secretary of State John F. Kerry and foreign ministers from Europe, Russia and China.
“It is important that we all of us see the opportunity to end an unnecessary crisis and open new horizons based on respect, based on the rights of the Iranian people and removing any doubts about the exclusively peaceful nature of Iran’s nuclear program,” Zarif told reporters in English. “This is a process of attempting to restore confidence.”
The deal, intended as a first step toward a more comprehensive nuclear pact to be completed in six months, freezes or reverses progress at all of Iran’s major nuclear facilities, according to Western officials familiar with the details. It halts the installation of new centrifuges used to enrich uranium and caps the amount and type of enriched uranium that Iran is allowed to produce.
Iran also agreed to halt work on key components of a heavy-water reactor that could someday provide Iran with a source of plutonium. In addition, Iran accepted a dramatic increase in oversight, including daily monitoring by international nuclear inspectors, the officials said.
The concessions not only halt Iran’s nuclear advances but also make it virtually impossible for Tehran to build a nuclear weapon without being detected, the officials said. In return, Iran will receive modest relief of trade sanctions and access to some of its frozen currency accounts overseas, concessions said to be valued at less than $7 billion over the six-month term of the deal. The sanctions would be reinstated if Iran violates the agreement’s terms.
Not long after the accord was reached, Iran’s President Hassan Rouhani said the deal recognizes Tehran’s “right” to maintain an enrichment program.
Rouhani said, “Let anyone make his own reading, but this right is clearly stated in the text of the agreement that Iran can continue its enrichment, and I announce to our people that our enrichment activities will continue as before.”
But Kerry said in response on Sunday that the deal does not recognize a “right to enrich.”
“There is no inherent right to enrich,” Kerry said on ABC’s “This Week.” “And everywhere in this particular agreement it states that they could only do that by mutual agreement, and nothing is agreed on until everything is agreed on.”

In an address from the White House after the deal was announced, President Obama praised the negotiators’ work. “Today, that diplomacy opened up a new path toward a world that is more secure — a future in which we can verify that Iran’s nuclear program is peaceful and that it cannot build a nuclear weapon,” he said. “While today’s announcement is just a first step, it achieves a great deal. For the first time in nearly a decade, we have halted the progress of the Iranian nuclear program, and key parts of the program will be rolled back.”


http://www.bbc.co.uk/news/business-25083778



Oil prices fall after Iran agrees nuclear deal

Negotiators in Geneva (24/11/13)The deal has helped ease tensions in the Middle East region

Related Stories

Oil prices have fallen after Iran agreed a deal to curb some of its nuclear activities in return for an easing of international sanctions.
Iran holds the world's fourth-largest oil reserves, but its exports have been hurt by the tough sanctions against it.
Though Iran will not be allowed to increase its oil sales for six months, the deal has eased tensions in the Middle East - a key oil-producing area.
Brent crude fell more than 2% in early Asian trade on Monday.
It dropped by $2.42 to $108.63 per barrel, while US light sweet crude fell 84 cents to $93.64 per barrel.
Fuel-intensive companies, such as airlines and travel firms, received a boost on the stock markets as a result


Analysis

Iran could be a very big player in the global energy business. But sanctions have made it very difficult to invest in expanding and modernising the sector.
Oil production has never returned to the peak it reached in 1974. Output collapsed in the aftermath of the Islamic revolution at the end of that decade. It has partly recovered but remains less than half that earlier high.
In the gas industry, Iran has the world's largest proven reserves (according to BP's estimates), yet in some years it imports more than it exports. It uses gas for electricity and winter heating.
If the Geneva deal turns out to be the prelude to a wider and lasting agreement, Iran could become an even more important factor in world energy

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